Il Roero
Il Roero, estesa macro-zona piemontese a sud del fiume Tanaro, si riconosce per una notevole varietà di paesaggi che, accanto alla vite, vedono la presenza di boschi e frutteti.
Uno degli elementi che caratterizzano il paesaggio del Roero sono le Rocche, rilievi scoscesi che tagliano il territorio da sud-ovest a nord-est, da Pocapaglia a Montà, dividendo i suoli continentali, a base di ghiaie e argille fluviali, da quelli di origine marina, dove la vite trova le sue condizioni ideali.
Per questo motivo, nel Giugno 2014, viene riconosciuto come Patrimonio Mondiale dall’UNESCO, insieme alle Langhe e al Monferrato.
Come molte altre zone del Piemonte, qui la viticoltura ha una storia millenaria: la vite viene infatti coltivata ancor prima della presenza dei Romani, probabilmente all’epoca degli Etruschi.
Profondamente legati a questo territorio, gli uomini del Roero hanno negli occhi la verità e l’autenticità di queste colline e sanno trasformarla in vini dall’eccezionale ricchezza di sfumature. In queste vigne, che regalano capolavori irripetibili, non troverete niente di omologato. Non esiste lo standard nel Roero: ogni bric, ogni versante segna per sempre il carattere del vino che se ne ricava rendendolo unico e irripetibile.
IL SUOLO
Il suolo del Roero è in generale di tipo marnoso-arenario con prevalenza di arenarie, rocce sedimentarie di origine marina, e un buon tenore in calcare, argilla e sabbia, elemento quest’ultimo che rende il terreno sciolto e gli conferisce sofficità e grande permeabilità.
Data la loro origine marina, i terreni vitati sono piuttosto poveri di sostanza organica, ma ricchi in sali minerali. Secondo il tempo di emersione dalle acque, ci si presentano terreni dalle caratteristiche differenti: con sedimenti sabbioso-ghiaiosi continentali, con sedimenti sabbioso-marini e con sedimenti argilloso-marini.
IL CLIMA
Dal punto di vista climatico, il Roero è considerato una zona semi-arida. Le colline roerine sono infatti quasi totalmente sprovviste d’acqua, perché i sottili strati marnosi che si alternano con quelli sabbiosi offrono riserve idriche solo temporanee, come dimostra il paesaggio viticolo cosparso di cisterne per la raccolta dell’acqua piovana o di pozzi per pescare acqua dalle falde acquifere.
La maggior parte delle precipitazioni si ha da fine ottobre a febbraio, e sono fondamentali per l’aumento delle riserve del sottosuolo, necessarie per lo sviluppo vegetativo della vite di maggio e giugno. Anche le precipitazioni nevose invernali costituiscono un importante rifornimento idrico per i vigneti.
Inoltre, la presenza delle Alpe Marittime (in particolare del Monviso) porta a escursioni termiche molto importanti.